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9 Giugno 2017

Il Cuore di Alberobello

Alberobello è patrimonio dell’umanità, e mi accorgo subito che qui l’aria ha le tracce di ciò che ho seppellito. Vengo da giornate estenuanti in ufficio che fanno perdere il senso della concretezza, e adesso ho bisogno di toccare con mano a che punto è la mia vita.

Mio marito mi dà fretta; è un buon compagno di viaggio, ma a volte ha furia di visitare e fotografare. Lui non sa che la lentezza può aiutarci a respirare persino l’aria del tramonto, che fa mutare aspetto alle chiancarelle dei trulli ad ogni giro di ombra.

Valuta un itinerario chiedendosi se sia meglio visitare prima il Quartiere monumentale dei trulli o Casa Pezzolla.

Lo guardo, e gli chiedo con molta naturalezza di proseguire da solo.

<<Delia bisogna affrettarsi perché presto sarà ora di cena>>. Mi risponde.

Gli sussurro un ti prego lieve e non capisce; ma sorridendo dice che posso raggiungerlo con calma, comincerà dalla Chiesa di S. Antonio.

Ecco perché lo amo; perché anche se a volte non comprende le mie scelte, si fida di lasciarmi andare.

Lo vedo affrettarsi ma io cammino lentamente, per lasciarmi cullare dall’atmosfera fiabesca che le pareti bianche dei trulli mi suggeriscono. Sembra di essere in un paese arcaico che non trovi da nessuna altra parte al mondo.

Le cupole grigie che svettano con i pinnacoli mi suscitano reverenza, insieme ai motivi propiziatori che rimandano a storie ancestrali. Ho letto che queste case di pietra erano costruite senza malta, perché potessero essere demolite facilmente. Appoggio la mano sulle pareti per il bisogno di recepire la realtà.

E’ vero, nelle stradine principali ci sono negozietti che pullulano di souvenir ma, Alberobello è anche questo, lo comprendo subito.

Rimango affascinata dalla piccolezza e dall’atmosfera calda che vi si coglie dentro. Alzo la testa e stringo lo sguardo fino alla chiave di volta, bianca e conica, come se vi dovessi far confluire i pensieri.

Vengo attratta dai peperoncini appesi agli ingressi, dai cornicioni sporgenti dei tetti adatti a raccogliere l’acqua piovana, e dalle stradine nascoste a scala che profumano di secoli. Sembrano così lontane da quello che ho vissuto fino a qualche giorno fa.

Mi siedo su una panca, e una donna mi chiede se mi piace il loro paese. Le rispondo che è meraviglioso e mi invita senza remore a vedere la sua casa.

<<Noi siamo fatti così, se non si è gentili non serve fare venire i turisti qui!>>.

Mi spiega con una tale dolcezza che scioglie la timidezza che mi sta cavalcando nel petto.

All’interno un odore di cucina misto ad antiche tracce di muffa mi solletica le narici. E’ piccola e piena di tovaglie ricamate che guardo con attenzione.

<<Filé e macramé, tecnica imparata da mia nonna. Le donne qui lo fanno da sempre>>. Mi spiega entrando nella stanza attigua.

Sono affascinata e mi avvicino ad una finestra per guardare il fazzoletto di terra che vi scorgo, oltre le chiome degli alberi c’è una manciata di coni e pinnacoli, vivi nel gioco cromatico delle ombre che avvolgono le rotondità dei trulli. Rimango incantata.

<<Signora gradisce?>>.

Chiede la donna riportandomi alla casa rustica che mi comunica il desiderio di vivere la vita appieno. Il mio umore è alleggerito, e bevo da un bicchierino un rosolio artigianale al limone.

Esco di lì con una bottiglia che mi ha venduto astutamente ma con estrema gentilezza. La guardo e penso che sia una donna meravigliosamente attaccata alla sua terra.

Raggiungo il Belvedere per ammirare lo spettacolo che si estende sulla valle d’Itria, e trovo mio marito assorto nei pensieri. Lo abbraccio e rimaniamo in silenzio a guardare il panorama.

Poi gli comunico che vorrei pernottare in un trullo, e lui è d’accordo perché si è imbattuto in un contadino che gliene ha raccontato la tecnica di costruzione.

Abbiamo percorso strade diverse per arrivare alla stessa conclusione: una sera non basta; una notte nei trulli ci permetterà domani di visitare questo paese.

Il cuore di Alberobello lo senti battere se ci appoggi la mano sopra.

 

Categoria: Mete e Itinerari

4 commenti

  • Nicola
    on 23 Giugno 2017

    Sembra di vivere in un mondo rimasto fermo a molti anni fa ma ti rendi conto che l’amore per la tua terra ti spinge a non dimenticare dimensioni legate al passato.

  • anna
    on 23 Giugno 2017

    quando sei li immagini ancora le donne con le gonne lunghe e i bambini per strada che giocano nelle stradelle sempre molto pittoresche

I commenti sono chiusi.